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venerdì 13 gennaio 2012

Dell'arte di ascoltare


C’è un tema che è tornato a girarmi per la testa da quando frequento i territori della blogosfera: l’ascolto. Apparentemente, potrebbe sembrare irrilevante in questi spazi in cui l’aspetto più importante della comunicazione sembra essere quello legato alla capacità di espressione, ma io credo che l’ascolto sia fondante e generativo all’interno di ogni tipo di comunicazione, anche e soprattutto in quella che ha carattere interattivo dove il parterre dei nostri interlocutori è avvolto dalla sottile caligine della virtualità.
Si potrebbe obiettare che la maggior parte dei blogger usa il suo spazio come diario personale, per far conoscere le proprie opinioni ai lettori occasionali e assidui, ma un blog, liberamente fruibile da chiunque, è un diario in senso lato. Mi chiedo, allora: fino a che punto un blogger rischia di dar vita a una lunga serie d’inutili soliloqui? L’ascolto si nutre di empatia, un fondamentale universale della socializzazione umana, ma quanti di noi hanno la capacità empatica [ma anche il desiderio] di “accogliere” l’altro? Evidentemente, ben pochi se pensiamo all’incremento esponenziale dei comportamenti d’intolleranza e aggressività che caratterizzano la società odierna.
Praticando i luoghi della formazione, il tema dell’ascolto [e in modo particolare dell’ascolto attivo] m’interpella fortemente e mi preoccupa perché ho la sensazione che ognuno di noi sia molto più interessato ad ascoltare se stesso, nonostante il fiorire di ogni tipo di relazioni umane che la rete rende possibile. Un solipsismo di fondo che sembra soddisfare umani desideri di autoaffermazione.
Me lo chiedo anche quando pratico la blogoclasse del corso di Editing Multimediale che seguo in quanto studentessa IUL. Considero la blogoclasse un luogo ricco di opportunità perché aperto non solo agli studenti ma anche ad appassionati e passionali blogger di varia provenienza. Nella blogoclasse gli incipit sono numerosi e tutti degni d’interesse, eppure può capitare che questi sassolini lanciati nell’acqua non risveglino cerchi concentrici e/o armoniosi. Tutto è comunicazione, altresì, allora mi chiedo qual è la natura di questa comunicazione e, soprattutto, se c’è vera comunicazione o se la blogoclasse si configura essenzialmente come luogo d’incontro e raccolta delle reciproche risorse cui ognuno attinge in base alle proprie esigenze e in cui l’autentica comunicazione è possibile, ma non necessaria. E invece, magari, anche dietro un silenzio si nasconde una risorsa. Magari, si resta in silenzio perché si ammira il proprio interlocutore e lo si ritiene più competente di noi. Trame e tessuti visibili e invisibili, armonici e disarmonici.
Certo, per chi si occupa di formazione, non esiste un limite all’importanza di saper ascoltare e di saper essere davvero accoglienti nei confronti di chi ci affida la costruzione del proprio benessere. Non varrà la pena di rifletterci, dunque?
Ricordo uno splendido percorso di educazione socio-affettiva che alcuni anni orsono mi portò a incontrare il metodo Gordon nella prospettiva, appunto, dell’ascolto attivo. Non furono poche le sorprese, le paure e gli entusiasmi quando testammo il percorso su noi adulti e docenti prima di coinvolgere le classi…

mercoledì 11 gennaio 2012

Della crisi delle vocazioni tecnico-scientifiche...


Paradossalmente, è in atto una crisi delle vocazioni tecnico-scientifiche con particolare riferimento al settore delle TIC proprio nelle nuove generazioni di nativi digitali. In questo video, Aldo Torrebruno, ricercatore del Politecnico di Milano, analizza le cause di questa crescente disaffezione e illustra le strategie che il Politecnico stesso mette in atto nel tentativo di arginare il fenomeno. Quel che mi sembra interessante è che tra le possibili cause figuri anche la posizione di tutti coloro che si ostinano a vedere contrapposti e fatalmente separati il sapere umanistico e quello scientifico e, purtroppo, tale posizione, è ancor oggi largamente dominante anche tra i docenti. La vision che guida le iniziative alle quali si fa riferimento nel video è sicuramente improntata a un dialogo tra i saperi e credo che anche questa caratteristica, insieme con le altre, faccia sì che abbiano un meritato successo. Da alcuni anni, ho il piacere e l’onore di condividere l’impegno di Aldo e di tutto il Laboratorio HOC del Politecnico in alcune di queste iniziative e mi auguro davvero che lo spirito che le anima possa efficacemente contagiare studenti e docenti cui sono rivolte.